giovedì 12 marzo 2009

L'osservazione della specie


Stare seduto in macchina, in doppia fila, ad aspettare la gentile consorte che fa shopping nella downtown, per i più è una palla enorme, anzi enormerrima. Sudorazione, impazienza, suscettibilità, agitazione, intolleranza. E quindi fumare una cicca dopo l'altra, col finestrino rigorosamente aperto anche quando fuori fa meno dodici e il tempo che non passa mai. Poi invece l'illuminazione: scopri che, oltre i vetri del tua conchiglia metallica, c'è tutto un mondo intorno che gira ogni giorno e che fermare non potrai, e soprattutto che vale la pena osservare. Alla fine il tempo deve passare e la fretta può essere giustificata se hai altro da fare, non se devi tornare a casa a giocare con la Play, così cominci a guardare. Prima cominci distrattamente a dare un'occhiata alle macchine che sfilano veloci ed ai loro occupanti, successivamente ti soffermi sui visi dei negozianti che stanno fuori il negozio a chiaccherare. Poi cominci a diventare più selettivo, capisci in anticipo dove guardare e cosa guardare per vedere le cose più interessanti. Guardi donne che vanno di corsa con le loro buste piene di acquisti, bambini che giocano, capannelli di gente, il vecchietto seduto da solo su una panchina arrugginita, tipi grassocci fermi al semaforo a vendere di tutto. Ti rendi conto allora che la prossemica non è tutto fumo, ti rendi conto che la fisiognomica non è una pseudoscienza, ti rendi conto pure che non sai che cazzo significano queste strane parole.
Però il tempo è volato, la tua metà è tornata e ci si può dirigere verso casa. Addirittura, traffico permettendo, c'è tempo pure per una partita alla Play prima di cena.

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