
Parto da una vignetta vista qualche tempo fa: "Papà un bosco in fiamme! Presto figlio mio, esprimi un desiderio!"
Sono giorni difficili, un periodo in cui bisogna tenere i nervi saldi. Fortunatamente avevo nascosto in un luogo sicuro qualche grammo di buon senso per uso personale, per mia sfortuna però non ricordo dove. Il fatto è che la gente non si fa più domande, ha solo risposte e dove il pensiero una volta era profondo adesso si tocca.
Dall'altra parte si fanno dibattiti, ci si interroga come al solito, i discorsi non fanno presagire niente di buono: "Perchè disperarsi per la sconfitta subita quando ancora siamo in tempo a trasformarla in una catastrofe?".
Vabbè, passiamo avanti, non vedo l'ora che succeda quel che sarebbe normale e auspicabile accadesse, e dopo la parte dedicata alle cazzate vorrei scrivere di "Come ritornai a casa in moto nel bel mezzo di un violento nubifragio".
Intanto solidarietà ai messinesi. Anche dalle mie parti è piovuto molto, niente a che vedere con le disgrazie altrui, però anche noi non ci facciamo mancare niente, e, per trasformare più facilmente le strade in laghi navigabili quando piove qualche goccia, ci siamo inventati i cumuli di immondizia non raccolti per settimane, così è più facile che i tombini già insufficienti a drenare la normale pioggia autunnale si possano tappare con i rifiuti. Però quel giorno non furono poche gocce, fu una tempesta durata tutto il pomeriggio.
Poco prima delle sette di sera ero ancora in ufficio, il cielo si era aperto e non pioveva più. Mi illusi per l'insperata botta di culo, feci la solita fila fantozziana per timbrare, indossai pantaloni neri e giacca di cerata gialla, casco mefisto e guanti e corsi verso casa. Durò poco, dopo qualche chilometro mi si rovesciò addosso il diluvio.
Come al solito traffico impazzito e anche con la moto avevo difficoltà a proseguire, l'acqua mi arrivava alle caviglie, in alcuni tratti fino alle ginocchia. Mai mi sarei aspettato però di guadare contro corrente lunghi fiumi di acqua sporca che scivolava veloce e mi sommergeva fin quasi alla sella.
Indietro non potevo tornare, fermarsi neanche a parlarne, se mi si spegneva la moto erano cavoli amari. Macchine ferme dappertutto, occupanti disperati dentro le auto, bambini e donne che piangevano, ruote di autobus infilate dentro tombini scoperchiati, autoambulanze con le sirene a tutta ma ferme impantanate, un casino. Continuavo ad andare avanti con incoscienza e un pò spaventato per la verità, fino a quando con fatica riuscì a salire sull'ultimo cavalcavia che mi portava a casa, mancavano pochi metri e già vedevo il traguardo.
Allora ebbi una reazione che non posso definire strana, avevo già visto qualcosa di simile in un bel film, "Platoon" di Oliver Stone, fatte le dovute proporzioni:
dei soldati americani sotto l'attacco massiccio del nemico, impauriti e pietrificati, ad un certo punto capiscono che stanno per morire ed escono dalle loro trincee sparando all'impazzata, uccidendo frotte di vietcong e nord vietnamiti, capovolgendo le sorti della battaglia. Preso dall'euforia e carico di adrenalina uno di essi grida: "Cazzo, è bellissimo!", correndo verso il nemico continuando a sparare.
Ecco, poco prima di arrivare a casa, bagnato fradicio e con la tempesta che mi circondava, mi sono ritrovato a rallentare, aprire la visiera del casco e gridare come un ossesso: "Minchia, è bellissimo!".
2 commenti:
bisogna essere cazzuti per guidare in queste condizioni...
Io lo dico sempre : vorrei vederlo Stoner sulla Via Pisana !!!
Anche io ho avuto un'esperienza simile: ho guadato un fiume che si era formato proprio nella via che dovevo attraversare con la macchina. La cosa che mi è venuta spontanea alla vista di questa straripazione è quella di piantare i freni e ho pronunciato il primo "Minchia"! Poi come un animale ho aspettato che gli altri della mia colonia facessero i primi passi e si impantanassero. Così facendo ho potuto vedere dove il letto del neofiume era meno profondo facendo tesoro delle sventure altrui; poi mi sono deciso e ho fatto la pazzia: non ti dico che scarica di adrenalina ho avuto: improvvisamente non ho sentito più le ruote sull'asfalto, praticamente stavo andando avanti come una barca senza timone. Ho cominciato ad avvertire strane vibrazioni e lamenti provenienti dal motore; mentre ridevo nervosamente sono partiti gli altri colpi di "Minchia" a raffica. Quando meno me lo aspettavo le ruote hanno di nuovo presa e riesco a passare lasciando dietro di me la massa di acqua con dentro gli altri della specie. Mi sentivo benissimo, fiero di me come se fossi stato più bravo degli altri. La verità è che la bravura non c'entra niente: è stata solo una botta di culo!
Ora torno a casa, buon we
Scent
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