venerdì 8 aprile 2011

Capitolo otto

"Smettila di schiaffeggiarmi, cazzone! Non vedi che sono già sveglio?". Urlò Paul rivolto all'infermiere. Le grida del giovane attirarono l'attenzione del medico a bordo dell'ambulanza che senza guardarlo disse: "Nervosetto il tizio, iniettagli una dose di Valium così si calma e potremo medicarlo, il centauro folle!".
L'infermiere obbedì con sadica prontezza accingendosi a riempire la siringa e avendo cura di sceglierne una con l'ago il più lungo e grosso possibile tra quelle contenute in una grossa scatola posta su un vano alla sua destra, assicurandosi inoltre che Paul potesse vedere i suoi movimenti, così da lasciargli immaginare il dolore che da li a poco avrebbe provato col suo aiuto, naturalmente sforzandosi di mantenere un contegno professionale senza riuscirci granchè, la smorfia di soddisfazione paracula sulle sue labbra era evidente.
"No, no. Non farlo amico, non ci provare neanche ad avvicinare quella cazzarola di siringa a me!". Gridò Paul in direzione del paramedico, strattonando le cinghia che gli serravano i polsi e le caviglie per cercare di liberarsi.
"Ehi, stronzetto, ti conviene stare fermo e soffrire in silenzio, se continui a muoverti come una femminuccia rischio di ricamarti una decina di buchi sul braccio prima di riuscire a farti l'iniezione e con l'ambulanza che fa ondeggiare la mia mano non saranno punture indolori!". Disse l'infermiere con voce ferma ed autoritaria, era un tizio giovane, tarchiato e scuro che indossava la sua sgargiante divisa arancione.
A questo punto intervenne il medico che, sedendosi accanto a Paul lo guardò fisso negli occhi con severità: "Abbiamo capito che sei un duro, ma sappi che niente rende più pavido che farsi spaventare da un ago. Dimostrami quello che vali facendo l'ometto e lasciandoti curare da noi che sappiamo quello che facciamo".
"Ok, ok. Me la faccio fare. Ditemi solo che fine ha fatto quella troia, e non sono un centauro folle". Rispose Paul, calmandosi parecchio.
Il medico, sulla cinquantina con barba e capelli bianchi, cambiò atteggiamento diventando più amichevole, quasi paterno: "La signorina Irene era molto spaventata, mi ha chiesto di riferirti che si scusa per avere reagito in quel modo ma la paura le ha giocato un brutto scherzo. E poi è stata lei a chiamarci e a prestarti le prime cure. Mi ha anche detto che a breve verrà a trovarti in ospedale, giusto il tempo di passare dall'ufficio per restituire la macchina al suo datore di lavoro. Aggiungo che sicuramente è una persona per bene. Mi è capitato di incontrare tanta gente nella mia esperienza qui sull'ambulanza e sono in pochi quelli che si sono prodigati come ha fatto lei".
Paul sorrise amaro facendo di si con la testa. L'infermiere non lesinò particolare cura nell'infliggergli qualche sofferenza gratuita. Steso sulla lettiga sentì il calore del farmaco che dal braccio pervadeva il corpo e arrivava fino alla testa. Poco dopo si sentiva come se avesse fumato erba, rilassato e tranquillo, quasi non avvertiva più dolore all'arto. Chiuse gli occhi abbandonandosi, emettendo solo un breve lamento ed una smorfia quando l'infermiere fece a brandelli la gamba sinistra dei suoi jeans e disinfettò la ferita con il napalm.
Pochi minuti dopo erano al pronto soccorso dell'ospedale dove Paul seppe che la sua frattura scomposta necessitava di un intervento chirurgico. Si sentì molto triste quando a domanda rispose, simulando sarcasmo: "Non ho nessuno da avvertire, sono rimasto solo al mondo".

4 commenti:

MT ha detto...

Ovvio che si innamorano Paul e Irene.
Il racconto sta prendendo sempre più la piega di una sceneggiatura da film.

Hotel Monteverdi via pietro Maraschin ,71 36015 Schio ( VI ) ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Mafaldanellarete ha detto...

mi ricordano vagamente le infermiere della Mangiagalli;)

amanda ha detto...

ma il nonno quando è morto? non mi ricordo più