martedì 6 marzo 2012

Cinque giorni


Cinque giorni passano in fretta, soprattutto se allo scadere della conta ti faranno molto male, ti procurareranno un intenso dolore fisico e tu non potrai difenderti perche' sai che qualcuno ti terra' bloccato, saranno almeno due contro te da solo, se sei fortunato.
Cinque giorni passano in fretta, cerchi di non pensarci ma i tuoi pensieri vengono attratti come una calamita, precipitano sempre sull'esatto momento che ti aspetta, precisamente sul quel punto.
Cinque giorni passano in fretta, diventano quattro, poi tre, due, uno, in un batter di ciglia.
Cinque giorni passano in fretta. La notte precedente la trascorri insonne, cerchi di razionalizzare e comparare quel momento ad altri molto peggiori, che hai gia' vissuto, lo fai per farti coraggio, per ripeterti che in fondo supererai anche questa, anzi sara' molto piu' semplice ritornare a casa dopo quello che hai gia' passato.
La mattina ti alzi all'alba, anticipando il suono ovattato della sveglia, tanto e' inutile restare a fissare il soffitto. Ti senti oppresso, fai fatica a respirare, le tue gambe eseguono gli ordini del cervello di malavoglia, il tempo sembra scorrere molto velocemente, si avvicina lo scadere del count down.
Ti prepari, non hai neanche molta voglia di fare una frugale colazione, percepisci una nausea costante, un'ansia che ti blocca la respirazione, un dolore fisso al centro del petto.
Vorresti fuggire, potresti fuggire, ma in fondo e' stata una tua scelta dettata dalle necessita', perche' sei stato costretto a scegliere il male minore.
Sei pronto. Ti guardi intorno a fissare le mura amiche, come a volerne conservare il ricordo. Ti avvii con molto anticipo, l'esperienza ti ha insegnato che conoscere prima il campo di battaglia ti calma i nervi, ti ricarica, ti permette di essere piu' lucido.
Il percorso e' breve, arrivi troppo presto ma non fa niente, aspetterai il momento in silenzio, concentrato, pronto, determinato ad andare fino in fondo.
Passa il tempo, adesso anche un minuto sembra interminabile, pare che tutto si muova piu' lentamente. All'improvviso avverti una presenza: eccone spuntare uno da un angolo, ti vede, ti fissa negli occhi, ti conosce, ti chiama per nome.
Ti avvii in silenzio verso di lui, anche tu lo fissi nelle pupille per cogliere qualunque cedimento, ma il suo sguardo e' imperscrutabile. Si gira e ti fa cenno di seguirlo, ti volti indietro come per controllare ed infine lo segui.
Ti distendi guardingo, si avvicina e ti lega al collo una specie di bavetta, non si sa mai, del sangue potrebbe sporcarti.
Passano altri minuti interminabili e finalmente, da un'altro ingresso, arriva lui, alto e massiccio, ti chiede come stai. Rispondi con cortesia senza togliere un attimo lo sguardo dalle pinze a pappagallo poste su un vassoio accanto a te. Indossa i guanti, la mascherina e attacca, in prima persona plurale, come a mantenere il distacco o forse, nelle sue intenzioni, per instaurare un clima di fiducia, stante il sorrisino finale: "Abbiamo preso gli antibiotici come prescritto?".
"Si", rispondo. "Pero' devo confermarle i miei sospetti di cinque giorni fa, non e' il molare del giudizio che fa male, e' il dente accanto, avverto una fitta quando ci faccio passare l'aria dentro". "Adesso ridiamo un'occhiata, se cosi' fosse non sara' necessario estrarre quel dente"...
...Cazzo! Era proprio cosi', avevo ragione io, il dolore veniva provocato dal dente accanto, e' bastata una semplice medicazione provvisoria in attesa di quella definitiva tra un paio di giorni.
E adesso? Chi mi rimborsera' questi ultimi cinque giorni di merda?

4 commenti:

MT ha detto...

C'è chi si rovina il presente con la nostalgia del passato e chi anticipando il futuro per addomesticarlo.
Solo che il passato ce lo possiamo raccontare come vogliamo ogni volta che ci torniamo con i ricordi e, di fatto, ce lo reinventiamo sempre da un presente diverso.
Solo che il futuro ce lo dipingiamo con colori diversi a seconda dell'umore e di come vogliamo prenderci in giro o desideriamo soffrire nel presente.
E'il presente che non è rimborsabile.
Mai.

Giolvolo ha detto...

Ecco, appunto, io sono cosi'. Comunque non serve sapere di essere in buona compagnia per consolarsi! :-)

amanda ha detto...

la miseria e che sarà mai: un dente.
pareva un'esecuzione mafiosa!

Giolvolo ha detto...

Eheheh... Il giochetto era proprio quello!!!!