venerdì 2 gennaio 2009

Sintesi di un incompreso

Giocondor
Quando parlo con i miei simili e ho la necessita di spiegare un concetto, una mia idea, una visione, un sogno, oppure semplicemente una battuta simpatica cerco sempre di farlo come farei se avessi davanti un bambino di tre anni. Il più delle volte riesco a farmi capire ma se capita che non ce la faccio (e quando accade spesso non dipende da me), se risulto incompreso, me ne frego e passo avanti, non vale la pena insistere, è tempo perso e non c'è soddisfazione.
Quello che invece mi disturba è quando risulto inintellegibile se mi espongo volutamente in modo criptico, alludendo, metaforizzando, rimandando perchè so di parlare con persone quanto meno di pari intelligenza e cultura e sensibilità, diciamo con quoziente intellettivo pari a 85 (il mio) o superiore, licenza elementare (la mia) o superiore, profondamente bastardo (io) o superiore, scheda grafica da 512 mega e due giga di Ram. Mi disturba soprattutto per una questione di sintesi.
Quanto è triste poi spiegare a cosa alludevo, a cosa mi riferivo. Anche qui non c'è più soddisfazione e la sintesi potrebbe diventare logorrea, quindi mi astengo. Lo stesso dovrebbero fare quelli che la sintesi credono sia come il diavolo di Kaiser Soze, lo sproloquiare stanca chi ascolta. Ad esempio, se dico che mi serve una cosa mi serve e basta, se dico che mi piace una cosa mi piace e basta, se dico che mi manca una cosa mi manca e basta, non c'è bisogno di aggiungere altro.
Post scriptum. Per i meno eruditi e gli appartenenti alla prima categoria, Kaiser Soze dixit: la beffa piu' grande che ha compiuto il diavolo e' quella di aver fatto credere a tutti che non esiste.
A proposito, Buon anno.

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