
Parte prima: il fatto.
mercoledì mattina, ore 7,28, in una delle strade più trafficate della città, mi immetto sulla carreggiata principale dalla laterale attraverso la corsia di invito e mi vedo tagliare la strada da una punto bianca targata xx xxx xx (la ometto, ma la targa l'ho presa veramente) dei vigili urbani con evidente pericolo di incolumità per la mia fiammeggiante macchinina nuova. A mio avviso ho ragione, non avevano lampeggianti accesi o sirena attivata, invadevano la corsia preferenziale e soprattutto attraversavano delle striscie bianche continue ed una zona zebrata stampate sull'asfalto. Ma tant'è, ho pensato, ognuno si qualifica da solo.
Così mi vedo costretto, mio malgrado, a procedere lentamente per pochi metri dietro questa punto nella corsia preferenziale perchè, a causa della manovra precedente che ho subito, un camion con rimorchio ribadisce le sue dimensioni stringendomi a destra.
Continuo a guidare e davanti a me scorgo il guidatore della punto che mi guarda attraverso il retrovisore. A gesti cerco di spiegargli che non posso uscire dalla corsia preferenziale, appena il camion supererà lo farò anch'io e uscirò dalla benedetta corsia. Lo faccio, supero la punto. Il vigile urbano alla guida che non porta la divisa, sono in due, seguita a guardarmi male, al che continuo a gesti a cercare di spiegare i fatti, ma lo faccio con un'aria rilassata, col sorriso sulle labbra, in questo periodo difficilmente mi incazzo, non so perchè, è come se guardassi tutto dall'alto in basso, forse semplicemente perchè continuo ad imparare dalla vita. Mi riservo comunque il diritto di ritornare come prima, super mega incazzatissimo e soprattutto irritante, era più divertente.
Dicevo... Come risposta ho una evidente iritazione del tipetto alla guida e l'invito a fermarmi più avanti, invito che colgo al volo perchè, pensavo, è un modo per chiarirsi, il classico riavvicinamento tra cittadini ed istituzioni, comunque un mezzo per non lasciare le cose a metà, irrisolte, che poi uno sta peggio. Accosto, la punto si accosta dietro, scendo dalla macchina e aspetto accanto lo sportello.
Parte seconda, la farsa.
Tono aggressivo: "Ritorni seduto in macchina, chi glielo ha detto di scendere". Esordisce così il nostro eroe, un tipetto cinquantenne con barba bianca e capelli scombinati, non troppo alto, camicia scura, pancetta pronunciata e classico gilet di chi vuol fare finta di non dare nell'occhio invece si atteggia come fosse 007. Immediatamente capisco con chi ho a che fare, chiaramente non salgo in macchina e dico tranquillamente: "Se vuole far valere la sua autorità è libero di farlo, ma io volevo solamente discutere, in maniera colloquiale, di quello che è successo prima, che secondo me forse in quella manovra la precedenza era mia". Il tipetto si inalbera ancora di più: "Non so che lavoro faccia, invece le dico che doveva essere lei a dare la precedenza, si vada a rileggere il codice della strada".
In questi discorsi (a proposito, nel virgolettato mi sono permesso di italianizzare e correggere degli errori, tipo il tempo di qualche verbo) arrivati ad un certo punto non conta più il contenuto, conta come si dicono le cose, l'enfasi, la teatralità dei gesti, la drammatizzazione. E lui si comporta da arrogante, da superiore, da maleducato, da aggressivo. Continua a minacciarmi con lo sguardo e con altre frasette simpatiche ma io, con serenità ed educazione, gli tengo testa fino a quando non arriva il suo collega, un altro tipetto anche lui sulla cinquantina, biondo smorto, pochi capelli, minuto, faccia cattiva e passo da pistolero che in dialetto stretto (potevo anche essere straniero, settentrionale, sordomuto) esordisce: "Dovremmo fargli subito la multa, come i carabinieri (tono di disprezzo), invece di perdere tempo. Dai, fagli la multa e ce ne andiamo, se ha qualche cosa da dire la mette per iscritto sul verbale". "Infatti, è quello che farò, quindi fatemi la multa", rispondo io. Aggiungo: "Mettiamoci davanti la mia auto, che stiamo più sicuri". Risposta del primo tizio, da morire dal ridere nel ribadire che lui è l'autorità: "Se dobbiamo metterci da qualche parte lo dico io, non certamente lei". Allora la mia visione del mondo attuale, di guardare tipo google earth, zooma e si allontana. Mi ritrovo disteso in spiaggia, con gli amici, a raccontare questo episodio e a ridere di gusto, a commentare tutta questa umanità a cui basta veramente poco, un pizzico di autorità, per diventare felici e contenti, magari tutto il resto della giornata la frustrazione è ai massimi livelli, poveri loro.
Ritorno sulla terra, sono stanco della situazione, non mi diverto più. Poi è pure tardi, devo arrivare in ufficio a timbrare. Li guardo neutro senza più dire una parola, aspetto e basta, mi metto a braccia conserte. Pochi secondi di silenzio, poi la frase di rito: "Per questa volta la lascio andare, non gli faccio la multa". "Ok, alla prossima". Dico io, sottintendendo proprio che c'è una possibilità su un miliardo che io e te, uomo con la barbetta, ci incontreremo in questa medesima situazione e tu potrai farmi una multa, è più probabile che un meteorite ti caschi proprio sulla punto mentre commetti un'altra irregolarità durante il servizio. Sorrido e salgo in macchina, perdo qualche secondo per allacciarmi la cintura e chiaramente il tizio con la pancetta suona il clacson irritato. Oggi non ho proprio voglia di litigare, e poi che gusto ci sarebbe a litigare con gente simile? Perdo ancora qualche secondo, col preciso intento di fargli suonare il clacson ancora e contestualmente verificare il mio stato di calma, di grazia. Non accade. Vado il ufficio, ore 7.35. E' meglio iniziare a lavorare, c'è tanto da fare oggi.
2 commenti:
che esperienza terribile !
Pensa il mio babbo era vigile a firenze (pensionato negli anni 80), non lo dico per amore (o almeno non solo per quello): ERA TUTTA UN'ALTRA STOFFA
ciao
Ci credo, ogni tanto mi capita di guidare in altre città d'Italia e ti devo dare ragione. Confermo comunque quanto ho scritto sul titolo del post, magari specificando meglio: "Nella mia città abbiamo i vigili urbani che ci meritiamo".
Posta un commento