martedì 15 settembre 2009

Favole erudite per bravi vecchi bambini: seconda ed "ultima" parte.


Batuffolo era tranquillo, pacifico, quieto, lemme e sonnacchioso. Tutto poteva pensare tranne che qualcuno sul web chiedesse di lui. Per adesso l'unica attività che lo impegnava, a parte bere e dormire, era quella di pulire per bene, leccandola dopo averne mangiato il contenuto, una scatoletta di tonno che la sua nuova quasi-padrona, una vecchietta poco arzilla e mezza cieca alta poco più di un barattolo senza tappo e vestita sempre di nero tranne che per il cerchietto colorato di rosso che le teneva i capelli bianchi attaccati alla cute, gli poneva aperta a pranzo ed a cena, accanto al suo nuovo cuscino color verde muschio bagnato di pioggia lenta e sottile di fine settembre. Era capitato lì per caso, non era sua intenzione, c'era tanta strada per arrivare dove doveva arrivare, ma si sentiva stanco e quindi una domenica decise di fermarsi un pò da qualche parte, così scelse la vecchietta poco arzilla e mezza cieca alta poco più di un barattolo senza tappo e vestita sempre di nero tranne che per il cerchietto colorato di rosso che le teneva i capelli bianchi attaccati alla cute, gli sembrava la persona adatta, poche domande, poche coccole e cibo assicurato.
L'unica preoccupazione di Batuffolo era che più passava il tempo, ormai ne rimaneva poco, e più si accorgeva di stare talmente bene dove stava che a lungo andare poteva cominciare a frullargli in testa la possibilità di rinunciare al suo progetto, quello per cui era andato via dalla portineria del portiere di uno stabile anonimo in periferia, dove abitava la madre dell'amico del fratello di un collega, lasciandosi dietro perfino gatte e gattini.
Qualche volta si assentò per brevi periodi, bighellonando nei dintorni a riflettere, certo del fatto che una volta tornato avrebbe ritrovato un'altra scatoletta di tonno aperta accanto al suo cuscino color verde muschio bagnato di pioggia lenta e sottile di fine settembre. Fortunatamente per lui i giorni passavano uguali ed incolori, e Batuffolo cominciava a soffrirne: era pronto per partire.
Una notte di luna piena con Giove in terza casa, mentre dormiva beatamente e sazio, il siamese fece un incubo. Nel brutto sogno si trovava dentro una grossa pentola colma d'acqua, dove galleggiavano carote tagliate a julienne, foglie di lattuga e e patate novelle sbucciate. Era disteso a prendere il sole su un materassino gonfiabile, indossando occhiali da sole ed un costume improponibile, un paio di bermuda arancione sparato con le strisce blu elettrico: odiava l'arancione e ancora di più i bermuda, preferiva i costumi a slip di colore scuro, in più quando prendeva il sole toglieva gli occhiali, per non lasciare il segno dell'abbronzatura. Sotto la pentola c'era un fuoco alto che riscaldava l'acqua e tutt'attorno parecchi gatti, seduti ognuno su delle sedie a sdraio, con al collo tovaglioli a quadretti ed in mano coltellacci e forchettoni, intenti a disquisire su quale parte del corpo di un gatto fosse la più buona da mangiare.
Si svegliò di soprassalto, il suo cuscino color verde muschio bagnato di pioggia lenta e sottile di fine settembre era tutto umido a causa del termosifone che perdeva acqua calda. Si riprese un attimo e capì che era giunto il momento, si asciugò strofinandosi su un tappeto di ciniglia di colore rosso mattone scolorito dal sole di agosto, poi con passo felpato si accinse ad uscire passando dalla camera dove riposava la vecchietta poco arzilla e mezza cieca alta poco più di un barattolo senza tappo e vestita sempre di nero tranne che per il cerchietto colorato di rosso che le teneva i capelli bianchi attaccati alla cute che indossava pure quando dormiva.
La guardò per l'ultima volta ed uscì senza far rumore, passando per la finestra del bagno che era sempre socchiusa.
Batuffolo andata spedito, si dirigeva dove doveva andare. Camminava notte e giorno, giorno e notte, non vedeva l'ora di arrivare perchè il tempo era sempre meno, comunque rimaneva ottimista, la sua anima era leggera, la testa sgombra dai brutti pensieri, la volontà tanta, il fisico reggeva, la fame e la sete erano sopportabili.
Finalmente un mattino, che ancora il sole non era spuntato e intorno sembrava tutto grigio, Batuffolo arrivò esattamente nel punto dove doveva arrivare. Si sedette sulle zampe posteriori, respirò profondamente, si guardò intorno a rimirare i colori che fiorivano man mano che il sole nascesse e rimase immobile a bearsi. Era stanchissimo ed affamato ma non era importante. Spostò lo sguardo fissando il sole che si alzava lesto e decise che era arrivato il momento. Si sdraiò a terra e chiuse gli occhi per non riaprirli più, ma non aveva paura, accanto a se riposava suo padre.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bè, un gatto veramente fortunato. Quando arriva il momento per andare via tutti sperano di avere un trapasso non traumatico come quello di Batuffolo.
Dovresti scrivere più storie, è un piacere leggerle.
Scent

MT ha detto...

Concordo sul fatto che dovresti scrivere più storie. Hai proprio un bel talento narrativo.
Ma vedi un po' cosa nasconde quell'antro custodito dallo sciupa.