mercoledì 28 aprile 2010

Capitolo due


Quante volte aveva esitato, tentennato? Tante, troppe volte. Era sempre più arduo recedere dai propri propositi ed ogni volta le difficoltà aumentavano.
Paolino capì di avere bisogno di aiuto ma, non potendolo cercare da nessuna parte, per disperazione lo trovò dentro se stesso. Era sempre stato così, nei momenti peggiori e quando non poteva confidarsi: inconsciamente riusciva a trovare una via di fuga, un artificio, un modo, accadeva però soltanto quando l'acqua arrivava alla gola, l'angoscia alla testa, mentre lo stomaco era trafitto da dolori lancinanti e non riusciva a trattenere nulla, la mentre correva a mille percorrendo infinite volte lo stesso pensiero.
Quel momento arrivò, arrivò in una delle tante notti passate con gli occhi aperti, grondante di sudore e con una fitta che gli tormentava costantemente il petto.
Quella notte escogitò quindi un metodo, un espediente per rendere più semplici ed indolori gli effetti della sua scelta-non scelta: si sarebbe sforzato di ricordare gli accadimenti peggiori della sua vita, così da rendersi conto che in fondo quel dolore che lo tormentava, causato dal suo dilemma, andava ridimensionato e bisognava dargli il giusto peso in rapporto ad altri fatti molto più gravi, fatti che nel passato gli avevano causato parecchi dispiaceri e comunque erano stati superati e vinti con le sole sue forze o col trascorrere del tempo.
La mattina dopo Paolino stava già meglio, aveva appena ricordato il dolore della morte di sua nonna e per sicurezza poco prima si era ripassato mentalmente quando il suo cane fu investito da un'auto pirata in una brutta giornata d'inverno. Fece un'abbondante colazione, non capitava da tempo, poi si girò i pollici sdraiato in terrazza fino ad ora di pranzo, guardando il mare e ricordando tutti i lutti che avevano colpito la sua famiglia, i suoi amici e conoscenti, i vicini di casa e perfino i fan di Elvis. Ogni tanto divagava orientandosi su problemi scolastici piuttosto che su quelli della sua altezza, sulla vespa che gli avevano fregato o sulle sue liti con gli amici piuttosto che sulla sua problematica vita sentimentale, praticamente inesistente, di un quindicenne quale lui era.
Sorrideva Paolino, sdraiato sulla poltrona. Più ricordava eventi sgraditi più stava meglio. Era paradossale ma funzionava.

4 commenti:

amanda ha detto...

crogiolo di cupezza adolescenziale?

MT ha detto...

Spero in molti capitoli.

Mafaldanellarete ha detto...

vuoi vedere che salta fuori un romanzo?...
ma lo scrivi di volta in volta come Dickens o sai gia dove andrai a parare??

MT ha detto...

Questa cosa del "lo scrivi di volta in volta" è molto affascinante.
Non puoi modificare quello che è scritto, così come nella vita non puoi modificare il passato. Nella vita si possono curvare, quando è possibile, gli effetti del passato costruendo rotte più ricche e complesse nel presente. E' una delle possibilità di questa scrittura in progress: adattare quello che scriverai a quello che hai già scritto, facendo qualche curva in più.
Poi c'è un'altra possibilità, folle, ma anch'essa affascinante: fare esplodere la narrazione moltiplicandone i sentieri con più di un capitolo due o tre, a seconda di quello che chiede il nuovo capitolo quattro. Con la scrittura normalmente si fa, se non si pubblica in progress. Ma si può fare anche qui, con la scrittura in progress e lettori disposti a sperimentare.
Si tratterebbe di rimodulare il passato alla luce del presente. E' quello che in realtà facciamo nella vita con i ricordi, ogni volta che ci torniamo. Quando li facciamo risalire in superficie, i ricordi hanno ogni volta una forma diversa che risente dagli altri momenti in cui sono riaffiorati e del momento presente. A volte gli spigoli si arrotondano ad ogni risalita, altre volte si affilano.
Io continuo a sperare in molti capitoli.