mercoledì 26 maggio 2010

Capitolo quattro


Paul emise un grido talmente forte che i gabbiani, prima silenziosi, intonarono i loro strilli rauchi e fuggirono via. Tremava, di freddo e di paura. Aveva la cognizione di essere sveglio ma continuava a vivere l'incubo, Il suo sogno era sempre presente, reale e palpabile, dentro e fuori la sua testa. Volteggiava nel nulla, nel buio assoluto, nel vuoto prima del big bang, senza spazio, senza tempo, nel silenzio e con un freddo glaciale.
Cercava di non rassegnarsi al suo essere completamente impotente nei confronti del nero che lo circondava e lo costringeva a galleggiare, roteava braccia e gambe per spostarsi dal niente verso il nulla senza ottenere effetto alcuno se non quello di indolenzire gli arti, di stancarsi e, peggio ancora, di affannarsi. Gli mancava l'aria, non riusciva a respirare. freneticamente cercava l'ossigeno vitale spalancando la bocca e aspirando con tutta la forza dei suoi polmoni ma era come avere un sacchetto di plastica spessa che conteneva la sua testa. Ed era completamente nudo, la sua pelle di uno stinto colore grigio si squamava continuamente, pezzi di epidermide cadevano via a brandelli e sotto si intravedeva della carne viva piena di vermi che si muovevano vorticosamente.
All'improvviso sentì una presenza opprimente alle sue spalle che lo minacciava; con una contorsione dolorosissima riuscì a girare la testa in direzione di ciò che aveva percepito e fu colpito da una luce bianca intensa. Istintivamente socchiuse le palpebre e pose le sue mani davanti agli occhi per proteggerli dal bagliore, poi aprì lentamente gli occhi e leggermente le dita e tra di esse, con fatica e inorridito, riconobbe quel viso che lo fissava, immobile e senza espressione.
Smise di respirare, era terrorizzato. Per un tempo indefinito rimase a fissare quel volto senza riuscire a staccare lo sguardo dai suoi occhi, dai quali all'improvviso partì una saetta abbagliante che lo colpì dritto allo stomaco causandogli un dolore inenarrabile.
Si ritrovò rannicchiato sulla poltrona, chinato verso il pavimento a vomitare, mentre i gabbiani continuavano a sloggiare infastiditi dalle urla e dai lamenti. La testa gli girava e faceva un male bestiale. Lo stomaco continuava a pompare fuori succhi gastrici ed i conati lo costringevano a movimenti inumani, a sobbalzi continui e ad inarcamenti strani. Però era felice di essersi svegliato, di essersi sottratto a quell'incubo infernale. Continuava ad avere freddo ma era l'ultimo dei suoi pensieri. Purtroppo il suo cervello rimandava in loop la visione finale dell'incubo, quel viso inespressivo che lo aveva terrorizzato, la conseguenza peggiore era di avere risvegliato in lui antichi ricordi, quei ricordi che faticosamente aveva cancellato.
Cercò di riprendersi un poco e si spalmò sulla poltrona, si asciugò la bocca con la manica della camicia, tentò di rilassarsi, chiuse gli occhi e a bassa voce sussurrò: "Cazzo!".

4 commenti:

MT ha detto...

intenso, interessante, intelligente, come capitolo interlocutorio. ma, capitolo dopo capitolo si va intelaiando una trama sulla quale presto comincerà a intrecciarsi il disegno intessuto dall'ordito.
D'altronde, "testo" viene da tessuto; ed è intrigante scoprire dove intenderai cambiare colore di filo o trasformare il disegno che sembrava un fiume in un serpente o che sembrava una farfalla in un fiore.
Quanti punti di non ritorno ci sono nel tessere il disegno di un racconto? E nel racconto che ci facciamo della nostra vita, per disegnare un senso al nostro tempo che passa?
Questo commento, per esempio, era partito come un gioco di parole in "inte" ma, a un certo punto, sui verbi "intelaiare" e "intendere" ha preso il sentiero del gioco di specchi tra il narrare e il vivere, tema tipicamente mio questo (ché ognuno di noi, quattro o cinque temi coltiva come suoi).

amanda ha detto...

ma per la miseria come siamo finiti dal terrazzo assolato in questo inferno?

era meglio il grogiolo di cupezza adolescenziale fino a se stesso.

mettici un po' di luce ti supplico

amanda ha detto...

era fine a se stesso naturalmente

Mafaldanellarete ha detto...

modesto parere: lo stile è migliorato di capitolo in capitolo...ma è un lavoro gia finito o work in progress??