
Paul era in terrazza, disteso sulle gambe del nonno che lo accarezzava, come al solito passandogli le dita fra i capelli. Indossava una tuta fucsia sgargiante da pilota di biplano della Grande Guerra e degli occhiali da sole femminili di D&G, accanto a lui, per terra, un casco di cuoio da motociclista anni 50. Si lamentava: "Ma che donna può essere? Neanche Noemi sarebbe scesa dalla Mercedes imbracciando la borsetta dopo aver sbattuto contro un uomo che poi le vola sul cofano. Anche quelle semisintetiche restano esseri di genere femminile e quindi, se un secondo dopo si preoccupano della Mercedes, un secondo prima sono terrorizzate e non recuperano la borsa ultra firmata solo per far capire che prototipo di femmina sono!".
Il nonno sorrideva paterno, ascoltandolo e continuando ad accarezzare la sua testa. Appena Paul si rasserenò disse: "Ti racconto questa: tanto tempo fa, era estate e avevo poco più di vent'anni, andavo su una Vespa 200 'America' grigia, ciondolando per la città senza meta. All'improvviso da una stradina laterale sbucò una Lancia Delta azzurrite, di quelle squadrate che facevano una volta, quando la Delta vinceva i Rallies in giro per il mondo. Non riuscì a frenare, colpa dei freni a tamburo della Vespa che bloccarono la ruota posteriore facendomi scivolare e colpire la Delta sulla fiancata, distruggendo la mia ruota anteriore, finendo per aria e scavalcando la macchina fino a cadere qualche metro più in la.
Rimasi fermo in terra a pancia in su imprecando, non tanto perchè mi fossi fatto eccessivamente male, semplicemente perchè ero stupefatto ed arrabbiato per l'incoscienza di quel guidatore, che finalmente mi si mostrò.
Era una donna, riccia, bionda e vestita elegantemente che si avvicinava con passo veloce sui suoi tacchi esagerati. Appena mi fu accanto e vide che ero vivo e la guardavo, si tolse gli occhiali da sole, aveva la faccia da iena, cominciò a gesticolare ed inveire contro di me, mi gridava di tutto, si lamentava dei danni subiti e mi dava del pazzo, del coglione."
"E tu?". Chiese Paul.
"Se la gente accorsa non mi fermava l'avrei trascinata per i capelli attaccata alla Vespa!". Disse il nonno.
Paul sorrise e chiuse gli occhi.
All'improvviso si sentì strattonare: "Svegliati, svegliati... Apri gli occhi, parlami, dimmi come stai...". Nonostante gli occhi chiusi riusciva comunque a distinguere voci diverse e tante mani che lo toccavano e schiaffeggiavano. Voleva aprire le palpebre ma non ci riusciva, sforzandosi cominciò a vedere confusamente delle luci ed delle ombre, poi la vista si schiarì fino a quando il quadro divenne nitido. Paul si riprese completamente, la gamba gli faceva un male cane, un paramedico continuava a schiaffeggiarlo urlando. Cercò di divincolarsi inutilmente, era legato sulla lettiga di un'ambulanza che a sirene spiegate zigzagava tra le auto in quella serata afosa.
5 commenti:
Ma che bello che hai ripreso il racconto. Stavo perdendo le speranze.
Un paio di capitoli e si entra nel vivo, mi sa.
ora quanto meno fratturata la gamba e trauma cranico commotivo porello
ah dimenticavo: grazie per la citazione, mi sento onorata :)
@MT: prima o poi devo entrarci nel vivo, mi sa che da oggi ho degli argomenti nuovi per farlo.
Il tempo lo troverò, ad ogni costo.
@Amanda: grazie a te per lo spunto!! Oltre alle ossa rotte pensavo inoltre ad una forma di super potere acquisito dopo il trauma, tipo Spider man!! Eh eh eh
la svolta paranormale :D
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